un giovane giornalista 23enne afghano, collaboratore del quotidiano locale Jahan-i Naw (Mondo Nuovo), è stato recentemente condannato a morte per blasfemia cotnro l’Islam. Lo ha deciso la corte di una provincia di Balkh, conclusione di un processo farsa, nella provincia di Balkh, nell’Afghanistan settentrionale, al termine di un definito “processo farsa”. Contro questa decisione, l’Associazione per i Popoli Minacciati (APM) ha inviato un comunicato stampa con il quale “si appella con urgenza alla Comunità Europea e ai mezzi di informazione affinché facciano valere la propria influenza per convincere il presidente afghano Karzai a
sospendere l’esecuzione della pena di morte del giovane giornalista 23-enne Sayed Parwez Kaambakhsh”.
Dalla nota si apprende anche che “Sayed Parwez Kaambakhsh era stato arrestato lo scorso 27 ottobre. All’università di Balkh, dove il giovane studia giornalismo, era stato stampato e distribuito un testo scaricato da Internet che, secondo le autorità, offendeva l’Islam ed era firmato dal giovane giornalista. Kaambakhsh stesso nega nel modo più assoluto di aver scritto o diffuso il testo”.
L’Associazione ricorda, inoltre, che “nell’autunno 2007 il presidente afghano Hamid Karzai ha sospeso la moratoria del 2004 contro la pena di morte. Da allora oltre una decina di persone è già stata giustiziata, e anche Sayed Parwez Kaambakhsh rischia l’effettiva esecuzione della pena di morte”.
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Il Comunicato integrale del 23 gennaio scritto dall’APM.
Afghanistan: giovane giornalista condannato a morte
Pesanti minacce a giornalisti critici
Bolzano, Göttingen, 23 gennaio 2008
L’Associazione per i Popoli Minacciati (APM) si appella con urgenza alla Comunità Europea e ai mezzi di informazione affinché facciano valere la propria influenza per convincere il presidente afghano Karzai a
sospendere l’esecuzione della pena di morte del giovane giornalista 23-enne Sayed Parwez Kaambakhsh. Il giornalista collaboratore del quotidiano locale Jahan-i Naw (Mondo Nuovo) è stato condannato ieri alla pena capitale a conclusione di un processo farsa, nella provincia di Balkh, nell’Afghanistan settentrionale, per blasfemia contro l’Islam.
Ancora una volta si è abusato della religione islamica per mettere a tacere chi critica e denuncia il crescente potere dei signori della guerra. All’uscita dal tribunale il procuratore generale della provincia ha minacciato con l’arresto i giornalisti radunati per protestare contro il verdetto.
Sayed Parwez Kaambakhsh era stato arrestato lo scorso 27 ottobre. All’università di Balkh, dove il giovane studia giornalismo, era stato stampato e distribuito un testo scaricato da Internet che, secondo le autorità, offendeva l’Islam ed era firmato dal giovane giornalista. Kaambakhsh stesso nega nel modo più assoluto di aver scritto o diffuso il testo. Molti giornalisti afghani sono convinti che il vergognoso verdetto sia in realtà rivolto contro il fratello maggiore di Sayed. A sua volta giornalista, Sayed Yaqub Ibrahimi è considerato uno dei più
autorevoli critici dei signori di guerra dell’Afghanistan settentrionale. Collaboratore dell’Institute for War and Peace Reporting (IWPR), un istituto sostenuto con finanziamenti dell’Unione Europea, Ibrahimi è stato interrogato dai servizi segreti e minacciato di morte dopo diversi suoi servizi sui signori della guerra. Poiché non è stato possibile accusare Ibrahimi di alcunché, si sospetta ora che a pagarne le conseguenze sia, secondo la logica tribale, il fratello minore. Dopo l’arresto di Sayed, i servizi segreti avevano anche diffuso la voce, secondo cui i due fratelli tramassero per conto di potenze straniere contro l’Islam.
Nell’autunno 2007 il presidente afghano Hamid Karzai ha sospeso la moratoria del 2004 contro la pena di morte. Da allora oltre una decina di persone è già stata giustiziata, e anche Sayed Parwez Kaambakhsh
rischia l’effettiva esecuzione della pena di morte.
Vai sul sito www.ilgiornale.it i partecipa alla petizione on-line per impedire questa ingiustizia.